Anno Corrente
Archivio 2023
Archivio 2022
Archivio 2021
Archivio 2020
Archivio 2018
Archivio 2017
Archivio 2016
Archivio 2015
Archivio 2014
Archivio 2013
Archivio 2012
Archivio 2011
Archivio 2010

Verbo Incarnato
"Verbo Incarnato, che nuovamente
condividi con noi il tuo Natale
insegnaci a condividere con gli altri
i nostri progetti di pace e solidarietà...

...Dalla capanna di Betlemme
anche quest'anno si irradi in tutto il mondo
la luce del tuo Natale, che è sempre
motivo di speranza e di pace per l'intera umanità"
(Beato Giovanni Paolo II)

A tutti l'augurio più caro.
Memorial Fabio Aletti: Noemi Cantele campionessa tra i ragazzi
Noemi Cantele “a ruota libera” nel primo dei due appuntamenti introduttivi alla settima edizione del Memorial Fabio Aletti, torneo di pallacanestro 3 vs 3 all’oratorio di Biumo Inferiore a Varese. La ciclista varesina, campionessa italiana, ha raccontato di sé, della sua passione per lo sport e del suo sogno: la medaglia olimpica che proverà ad ottenere per le strade di Londra la prossima estate. Sul palco, oltre alla Cantele, Silvano Danzi, allenatore della Nazionale di atletica, che conosce Noemi da quando alle elementari ne è stato l’insegnante di educazione fisica, e Riccardo Prando, giornalista della Prealpina, che ha coordinato la serata. Con filmati di gare ciclistiche e fotografie la campionessa varesina ha voluto rivolgersi soprattutto ai giovani, presenti in gran numero. Il primo dei temi toccati è stato l’importanza, nello sport come nella vita, di coltivare un proprio sogno. «I sogni si possono avverare, chi crede a questo si muove ogni giorno e fa qualcosa per arrivarci», afferma la Cantele. Il suo è nato, racconta, guardando le Olimpiadi di Barcellona ’92 in televisione, quando aveva undici anni. Due anni dopo ha iniziato a correre, e da lì in poi ha capito che poteva realizzarlo con la sua bicicletta. «Ho fissa in testa – continua – la data del primo agosto, giorno della cronometro olimpica, perché come diceva Walt Disney “stabilire una data è essenziale per un sogno, altrimenti non ci si muove mai”». Ingredienti fondamentali per inseguirlo sono la passione, la disponibilità ai sacrifici e la determinazione, valori che traspaiono chiaramente dalle sue parole. Proseguendo nella sua testimonianza ha poi trattato del rapporto tra le vittorie e le sconfitte: «Non mi piace perdere, ma entrambe le cose fanno parte della mia passione. Non è mai facile imparare dalle proprie sconfitte. Io ho sempre in mente una frase di Michael Jordan: “Ho fallito innumerevoli volte nella vita, ed è per questo che ho avuto successo”». Ultimo tema della serata era il rapporto tra l’attività sportiva e l’impegno nello studio. La Cantele, laureata in Economia all’Università dell’Insubria, ha spinto i giovani ragazzi a dedicarsi a entrambi con il massimo sforzo: «L’attività agonistica copre un breve periodo della vita. Per questo occorre trovare un’alternativa che appassioni tanto quanto lo sport». Alla fine molte domande, alcune delle quali sul suo futuro: «Londra sarà la mia ultima Olimpiade. Ho scelto di porre fine alla mia carriera prima rispetto alla media degli altri ciclisti. Da “grande” vorrei fare la mamma». Prossimo ospite del Memorial Fabio Aletti sarà, sabato 26 maggio, il giornalista delle reti Mediaset Nando Sanvito.(NELLA SEZIONE "RASSEGNA" DEL SITO IL PROGRAMMA COMPLETO DELLA MANIFESTAZIONE)
Festa della Mamma, il fiore del bene
Anche la Festa della Mamma si è trasformata in una grande, preziosa occasione di solidarietà. L'associazione Con Andrea ha infatti proposto l'acquisto di azalee per sostenere un progetto di riqualificazione dell'impianto di illuminazione del Crs della Fondazione Renato Piatti a Besozzo. L'invito è stato raccolto da tantissimi amici, la cui generosità ha consentito di finanziare l'intervento che sarà presto realizzato e che prevede la completa sostituzione della "vecchia" illuminazione con lampade che diffondono un tono e un tipo di luce adeguata alle esigenze dei piccoli ospiti del centro, bambini con difficoltà neuromotorie. A tutti un affettuoso abbraccio di gratitudine.
Memorial Fabio Aletti: amicizia, sport, solidarietà
Tutto è pronto per la settima edizione del Memorial Fabio Aletti. “Il Memorial – ricordano gli amici di Fabio - è una manifestazione che unisce amicizia, sport e solidarietà. Nata per tenere viva la memoria di Fabio, che rimarrà per sempre nei nostri cuori, è diventata anche l'occasione per condividere un cammino di Speranza con chi ha conosciuto Fabrizio, Andrea e Giuseppe, uniti a Fabio dalla medesima passione per lo sport e per la vita”. La manifestazione si svolgerà all’oratorio di Biumo Inferiore, a Varese, tra il 21 e il 24 giugno. Anche per l’edizione 2012 saranno due gli incontri introduttivi: il 5 maggio con Noemi Cantele, campionessa varesina della nazionale di ciclismo, che ha partecipato alle ultime due Olimpiadi ad Atene e a Pechino, e il 25 maggio con Nando Sanvito, giornalista sportivo di Mediaset, che presenterà il video “Storie di sport, storie di vita”. Entrambi gli incontri si svolgeranno alle 20.45 nel salone parrocchiale di Biumo Inferiore in piazza XXVI Maggio. Il torneo di pallacanestro 3 vs 3 è aperto a tutti i ragazzi nati tra il 1990 e il 1999, che saranno suddivisi in 4 categorie, dall’under 14 all’under 21. Come negli anni scorsi la giornata conclusiva vedrà poi opporsi in una partita di 5 vs 5 le “Vecchie glorie” della Pallacanestro Varese a una selezione degli atleti che arriveranno alle finali del torneo. L’iscrizione è compilabile anche online sul sito www.memorialfabioaletti.it, dove sono disponibili informazioni più dettagliate su tutti gli eventi in programma. Il costo è di 10 euro ad atleta, devoluti per opere di beneficenza. “Abbiamo deciso – sottolineano gli organizzatori –di sostenere anche quest’anno la Missione Salesiana in Addis Abeba tramite l’associazione Un amico in Etiopia. Vogliamo continuare nell’impegno che ha portato nel 2009 all’inaugurazione di una nuova scuola materna nella capitale etiope”. (NELLA SEZIONE "RASSEGNA" IL VOLANTINO DEL MEMORIAL IN FORMATO PDF)
Una serena Pasqua di Resurrezione
“Donaci la pazienza del grande rivolgimento
che vince la morte infinita,
la forza che è solo nel tuo evento
Gesù che sei via, e verità: E lei, la vita”.
(Davide Rondoni – Via Crucis dell’amico)

Ringraziando di cuore i tanti amici che hanno condiviso l’iniziativa “Una colomba di solidarietà”, a sostegno del progetto di potenziamento dell’impianto di attività acquatiche per i ragazzi seguiti dalla Fondazione Renato Piatti a Besozzo, l’associazione Con Andrea augura a tutti una serena Pasqua di Resurrezione.
Il cristiano mai triste
di LUCIA BELLASPIGA
Lottare, ora dopo ora, per dare un «sapore» all’esistenza, per colorare i nostri giorni, per essere – o almeno sembrare – felici, per ottenere una vita lieta e fortunata. Ma poi la sera, nell’ora del sonno, chiudere gli occhi sapendo di aver cercato invano, con un senso amaro di insoddisfazione, come se qualcosa in fondo ci sfuggisse, forse proprio quel «sapore» che alla luce del giorno l’esistenza sembrava avere, ma nell’incontro notturno con la nostra coscienza evapora come un sogno. Quanti di noi conoscono bene queste sensazioni? E quante volte – fiaccati dall’inutile battaglia – abbiamo visto proprio quella gioia misteriosa negli occhi di un uomo o di una donna, scoprendo poi che la fonte da cui attingevano era la certezza della fede? La vita sa essere un tormento, ogni esistenza prima o poi incontra il suo calvario e ha una croce da portare. E la fede certo non preserva da tutto questo, eppure «un cristiano non può mai essere triste». Lo ha ricordato Benedetto XVI, nel suo messaggio per la XXVII Giornata mondiale della Gioventù in programma nelle diocesi domenica prossima, parlando ai giovani del mistero della gioia cristiana, non in senso astratto ma riflettendo sulle strade per trovarla e per esserne messaggeri. Per diffonderla come un contagio che guarisce.

Tutti noi aspiriamo alla gioia, ma quella di cui il Papa ci parla non ha nulla a che vedere con la soddisfazione passeggera che ci appaga giusto il tempo per accorgerci che siamo più vuoti di prima. È piuttosto una condizione salda, stabile, costante perché radicata nelle fondamenta di una certezza: Dio è amore, e chi ama sono io. Il male – ce lo ha detto Lui – non avrà l’ultima parola, Cristo ha vinto il peccato e ci chiede solo di non avere paura, di riposare nella fiducia, di sapere che qualunque sofferenza, se accolta con l’abbandono del «sia fatta la Tua volontà», non può che originare un bene più grande. Ecco perché al cristiano si addice il dolore ma non la di-sperazione, e la sua gioia è motivata dal lieto fine di cui non dubita mai. Concetti evidenti per chi già li prova, ma un traguardo sempre in movimento anche per la maggior parte dei credenti, quotidianamente messi alla prova dalla vita stessa e dalle sue tentazioni, prima tra tutte la pretesa che sia Dio a fare la nostra volontà. Ecco allora l’importanza dei testimoni, ragazzi stra-ordinari che il Santo Padre addita come fari cui guardare nella notte delle tragedie più dolorose e ai nostri occhi ingiuste (la morte di un bambino, la carestia di un popolo, la strage di un terremoto): i beati Pier Giorgio Frassati, morto a ventiquattro anni nel 1925, e Chiara Badano, «più vicina a noi», portata in cielo da un cancro non ancora ventenne nel 1990 e chiamata Luce per la gioia che illuminava la sua agonia: Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io. «Sono due semplici testimonianze tra molte altre», avverte il Papa, che ai giovani infatti chiede di farsi tutti «missionari della gioia», di «portarla nelle vostre famiglie», «nelle scuole», «nei gruppi di amici, là dove vivete».

E così ci tornano in mente gli occhi di Alessandra Pelagatti, due aborti e un tentato suicidio alle spalle (l’abbiamo raccontata su queste pagine), oggi innamorata di Cristo e serena testimone della potenza travolgente del Suo amore; o quelli di Andrea, un giovanissimo di Gavirate (Varese) da poco morto di leucemia: agli amici che gli chiedevano un messaggio da portare a Medjugorje, ha consegnato una preghiera per gli altri («chiederTi qualcosa per me sarebbe scontato ma soprattutto egoistico») e per se stesso solo un «sia fatta la Tua volontà, non la mia». Una gioia incomprensibile per chi non crede, persino fastidiosa, come l’allegria dei fedeli irrita l’Innominato manzoniano nella notte che precede la conversione. «Una fuga dalla realtà», storce la bocca chi cerca spiegazioni a una fiducia che non conosce e forse invidia. «Una forza soprannaturale per affrontare le difficoltà quotidiane», risponde il Papa. Sapere di essere amati in questo modo rende invincibili. Tutto il resto, «potere, successo, denaro», lascia immancabilmente sempre più soli. Ma Dio non ci dà ultimatum: fino all’ultimo ci attende per la Riconciliazione, «vi aprirà sempre le Sue braccia», anche per accogliere l’anima più nera.

(da Avvenire del 28 marzo 2012)